Punti di Interesse - SiciliaInfo


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Chiesa della Madonna delle Grazie
La Chiesa della Madonna delle Grazie è situata nel cuore del centro storico di Misterbianco, edificato a poche settimane dall'eruzione dell'Etna del 1669. La Chiesa si affaccia sulla piazza Papa Giovanni XXIII, con tre entrate che riconducono alle navate e una per l'ex oratorio. Della vecchia Chiesa resta solo parte dell'antico campanile, mentre la facciata è stata ispirata all'omonima chiesa principale distrutta dal terremoto del 1669; in cima alle tre entrate sono state collocate le statue che raffigurano il Cristo Re, San Pietro e San Paolo.
L'interno della chiesa si compone di tre navate dove tra gli oggetti sacri, è custodita una statua della Madonna delle Grazie risalente al XVI secolo miracolosamente salvata dall'eruzione nella precedente chiesa di Campanarazzu, attribuita al Gagini; alle pareti sono presenti inoltre alcune tele riconducibili allo stesso periodo di cui in una viene ritratta un'immagine di san Francesco d'Assisi e una pregiata statua raffigurante sant'Antonio di Padova. Alla base della Chiesa, oggi al livello stradale, vi è una grande cripta, ove è stato ricavato il museo civico di arte sacra.

La Chiesa di San Nicolò
La Chiesa di San Nicolò, situata nel cuore del centro cittadino del paese, venne edificata dopo la collata lavica dell'Etna del 1669 che invase l'antica Misterbianco e fu la prima a sorgere dove fu costruito il nuovo centro abitato, progettata sul modello di una chiesa già esistente, rasa al suolo insieme al resto dell'antico paese. Inizialmente la chiesa era stata progettata per esserne dedicata alla Madonna delle Grazie, ma in seguito a un crollo intorno alla metà del XVIII secolo, l'aspetto del progetto iniziale mutò e il progetto venne consacrato prima a San Domenico e dopo alla Madonna del Rosario e San Nicolò. Nella chiesa sono presenti alcune opere stimate intorno alla metà del XVII secolo e tra queste vi è un dipinto raffigurante San Pietro insieme ad altri due santi, San Lorenzo e San Placido; degna di nota infine, è presente una pala d'altare in cui è raffigurata la Madonna del Rosario.

Campanarazzu
Campanarazzu (in italiano Campanarazzo) era l'antico centro abitato di Misterbianco distrutto nel marzo 1669 dall'eruzione vulcanica dell'Etna ed in seguito ulteriormente deteriorato dal terremoto del gennaio 1693; ad oggi dell'antico paese non rimane visibile quasi nulla, in quanto il magma incandescente ricoprì radicalmente tutto il territorio dove sorgevano all'epoca le abitazioni e i luoghi d'interesse. L'antico abitato edificato intorno al 1300 su un territorio che dista circa 3 km dall'attuale centro urbano, fu insediato da una confraternita di religiosi che risiedette all'interno di un monastero bianco scomparso, dal cui nome originario (Monasterium album) deriverebbe l'attuale nome del paese, nonché il nome "Campanarazzu" riferito alla campana dell'omonimo monastero. Scampato il pericolo procurato dall'emergenza, la popolazione decise di abbandonare a sé stesso il luogo del disastro per ricostruire di sana pianta il centro cittadino più a valle; questo fece sì che Campanarazzu rimanesse preda delle intemperie e della crescita della vegetazione naturale. A partire dalla seconda metà del XX secolo, l'amministrazione comunale di Misterbianco ha cercato di rivalutare il luogo quale patrimonio artistico e a tal proposito dal 2009, sono iniziati alcuni scavi per riportare alla luce quanto possibile dei resti rimasti sepolti sotto le macerie, procurate in larga parte dall'eruzione. Dopo alcuni anni di ricerche, nel 2016 gli scavi hanno permesso di ritrovare la chiesa "matrice" ben conservata, ormai priva di tetto e porte, nella quale sono stati ritrovati anche oggetti appartenenti a un periodo postumo al XIV secolo e quindi antecedenti solo di un centinaio d'anni prima della colata lavica del 1669. Il sito archeologico non è aperto al pubblico, in quanto ancora cantiere in fase di lavorazione; è possibile però effettuare delle visite guidate dietro precise richieste in giorni e orari prestabiliti.


Terme Romane
Le Terme romane di Misterbianco sono una parte dei resti di un acquedotto romano costruito tra la fine del II secolo e terminato intorno al VIII secolo dopo Cristo. Si trovano al centro della piazza della Resistenza, a poca distanza dal centro storico. L'amministrazione comunale ha omaggiato l'antico acquedotto intitolandone a proprio nome (via delle Terme) una delle due strade che attraversano in corrispondenza della piazza. Dalle poche notizie reperibili, si ha la certezza che la struttura venne adattata affinché divenisse fruibile come abitazione, dato che le terme erano di uso privato al tempo in cui furono edificate; a partire dagli anni sessanta sono state oggetto di riqualificazione da parte dell'amministrazione comunale in seguito alla massiccia urbanizzazione del periodo. Le terme furono edificate allo scopo di incanalare e agevolare il flusso d'acqua che scorreva dal comune più a monte di Santa Maria di Licodia fino a sfociare nella città di Catania, in modo da essere fruibile da tutti i paesi circondari in cui il torrente seguiva il percorso.

Palazzo Ducale
IL Palazzo Ducale, è un edificio di costruzione settecentesca edificato per volere dell'allora duca Francesco Maria Trigona, come dimora per i periodi estivi. L'attuale ingresso, divenuto l'unica via per accedervi, era in precedenza un'entrata secondaria, mentre l'entrata effettiva al tempo in cui fu edificato l'edificio era al civico 109 di via Fratelli Cairoli. Lo stile dell'edificio è tipo tardo rinascimentale e inizialmente il complesso comprendeva anche un altro locale sulla parte anteriore del palazzo che si trova nella piazza Giuseppe Mazzini; di fronte all'entrata è presente un monumento ai caduti del secondo conflitto mondiale che non ha attinenza con la struttura. Trattandosi di un'abitazione privata, il palazzo non è mai divenuto un museo storico dell'antica famiglia nobile, né è accessibile ai visitatori senza una richiesta precisa.


Lo Stabilimento di Monaco
Lo Stabilimento di Monaco era in origine un opificio che comprendeva un complesso di capannoni ora scomparsi, adibiti a diversi tipi di lavorazioni artigianali, tra cui la produzione dell'olio di oliva e la distillazione del cognac; la proprietà degli immobili era della famiglia Monaco cui faceva capo l'imprenditore omonimo Francesco insieme ai rispettivi figli. L'edificio ha più entrate e la principale è quella sita al civico 328 di via Municipio, mentre le altre sono tutte secondarie e si trovano sia nella medesima strada che in quelle laterali, la via Archimede e la via Galliano. Venne costruito alla fine del XIX secolo con l'obbiettivo di incentivare la produzione moderna e innovativa nei settori pastificio, distilleria e mulino. Conobbe un costante sviluppo tecnico e produttivo e la sua fama accrebbe per essere il primo stabilimento ad adottare l'illuminazione elettrica nel 1919, che arrivò nel paese solo nel 1923. Nonostante il buon andamento del lavoro, l'industria della famiglia Monaco ebbe vita breve: la sera del 20 aprile del 1922 un violento incendio di origine probabilmente dolosa devastò l'intera sede principale ponendo fine alla fortunata attività lavorativa. Dalla notte in cui scoppiò l'incendio, i locali superstiti e le strutture fatiscenti vennero abbandonate a se stesse, alcune di esse vennero logorate dalle intemperie e furono spazio naturale per la crescita della vegetazione spontanea, mentre le parti minori distaccate dei capannoni furono vendute e in parte demolite in favore di moderni edifici per l'abitazione civile. Del fabbricato originale è rimasta la sede principale che a partire dal 2002 è stata oggetto di riqualificazione e nel 2009 è stata rimessa in uso per essere adibita in condivisione: la parte superiore dei locali è stata rilevata per l'ampliamento di alcuni uffici, mentre il pian terreno è divenuto deposito per i costumi del consueto carnevale annuale.

Museo di arte sacra
Il Museo di arte sacra di Misterbianco è stato istituito nel 2010 per raccogliere le principali testimonianze artistico-religiose prodotte nel territorio su cui insiste la città, a partire dal primo nucleo urbano, costituito intorno al Monasterio albo dedicato alla Madonna delle Grazie e il sito archeologico nella contrada oggi nota come Campanarazzu. L'ambiente museale è ricavato nella cripta della chiesa madre e vi si conservano, tra gli altri, reliquiari con le reliquie di San Vito e quelle di Sant'Antonio abate. Il 4 luglio del 2001, presso la parrocchia di Santa Maria delle Grazie di Misterbianco, si costituì la Fondazione culturale Monasterium Album con gli scopi di istituire e gestire il museo, la biblioteca e gli archivi storici parrocchiali e nel 2010, grazie ad un finanziamento regionale, il museo venne realizzato con il parroco protempore della chiesa, che concesse gli ambienti della cripta del tempio. L'ingresso è stato ricavato lungo le pareti di rinforzo della cripta, che fa da fondamenta per la chiesa sovrastante, e venne decorato da un portale di recupero databile al XIX secolo. La breccia creata immetteva immediatamente all'ossario, adattato ad ambiente espositivo. La sala si presenta chiusa da una volta a botte e terminante con un'abside. A sud si accede alla seconda sala, già cappella mortuaria, situata esattamente al di sotto della cupola iniziata nel 1835. Questa è comunicante a sud con la chiesa attraverso la scaletta centrale, un tempo chiusa da una botola e oggi coperta da una vetrata protettiva, mentre a nord si aprono, ai lati della cappella, due accessi per la terza sala, costituita dall'antico colatoio disposto lungo una curva che segue perfettamente l'andamento del coro della sovrastante abside centrale. A metà tra queste due sale si accede ad un quarto ambiente, scoperto casualmente durante i lavori di ristrutturazione: si intuì l'esistenza di un ambiente speculare all'ossario, il quale, prima che ne venisse murato l'ingresso dalla chiesa, aveva un accesso indipendente ed era destinato alla sepoltura dei soli canonici. La breccia per accedervi ha alterato la curvatura dell'abside originale, ma ne ha consentito l'adattamento ad ambiente espositivo. Chiude quindi la quinta sala, interamente moderna poiché ricavata dallo svuotamento delle fondamenta di un piccolo ambiente addossato alla chiesa madre sul suo angolo nordoccidentale. L'allestimento del museo segue un principio in parte cronologico e in parte tematico, sfruttando gli ambienti ricavati dallo svuotamento della cripta per l'esposizione dei reperti, tra i quali reliquiari e ostensori in argento di scuola messinese e acese del XVI e XVII secolo. Nella prima sala sono esposti i marmi recuperati dall'antica chiesa madre sita oggi a Campanarazzu, la trave lignea del 1810 che ne resse la campana fino alla metà degli anni 1990, un frammento di affresco gotico, il candelabro del cero pasquale, il fonte battesimale in marmo bianco di Carrara, alcune immagini che ritraggono l'antica città prima e durante la devastazione dovuta all'eruzione dell'Etna del 1669. Nella seconda sala sono esposte opere provenienti dal tesoro della chiesa madre, tra cui un busto di santa, opere tessili e un crocifisso ligneo del XVI secolo. Le opere sono alloggiate all'interno delle nicchie funebri che circondano il vano quadrato. La terza sala ospita i tesori più preziosi del museo, costituiti dagli argenti provenienti dalle diverse parrocchie e provenienti da scuole orefici di diversa origine, in prevalenza acesi e messinesi. Si tratta di ostensori e reliquari cesellati con grande maestria e appartenenti al periodo compreso tra il XVIII e il XIX secolo. Ad essi si aggiunge il bozzetto ligneo della cupola del 1835, ancora in ottime condizioni. Nella quarta sala vi si conservano le reliquie di San Vito e di Sant'Antonio abate, patrono di Misterbianco. Nella stessa sala, essendo state trovate qui le targhette identificative i canonici ivi sepolti, sono esposti il registro dei parroci della chiesa madre e le targhe rinvenute. La quinta sala moderna ospita la collezione di pianete e paramenti liturgici, tra cui un lenzuolo copri-altare del XVIII secolo di pregevole fattura, con ricami di pasta vitrea che ne evidenziano il disegno.
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