Punti di Interesse - SiciliaInfo


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Basilica di San Giovanni Battista.
La chiesa madre, ubicata nel centro storico della città, in piazza Ferdinando Ricca, è una chiesa a croce latina, a tre navate di colonne corinzie, ricostruita tra il 1695 e il 1706, dopo il terremoto del 1693.

Teatro Comunale.
Il Teatro Comunale di Vittoria, in Piazza del Popolo, è uno splendido gioiello di arte neoclassica, si trova infatti addossato alla chiesa tardo barocca di Santa Maria delle Grazie che, pur diversa stilisticamente per la sua dinamica, elegante e flessuosa muratura, si allinea alla costruzione neoclassica, il cui portico alternato di colonne tuscaniche e ioniche, intercalate in due piani, crea un gioco spaziale dinamico e chiaroscurale che entra perfettamente in sintonia con la chiesa. Il complesso architettonico, arricchito plasticamente da medaglioni e statue, si conclude con un fregio impreziosito da decorazioni e dal gruppo scultoreo di Apollo e La Musa. Architetto progettista del nuovo teatro fu Giuseppe Di Bartolo Morselli da Terranova (1815- 1865), mentre direttore dei lavori fu l’ingegnere Giuseppe Mazzarella che, morto il Di Bartolo, completò il teatro, attuando delle modifiche al suo interno e ampliando inoltre, per tutta la larghezza del prospetto, la gradinata di accesso, conferendo all’equilibrata struttura neoclassica una straordinaria monumentalità.


Chiesa Santa Maria delle Grazie.
Sorge a fianco del Teatro Comunale, affacciandosi sulla Piazza del Popolo. La costruzione della Chiesa cominciò nell'anno 1612 ad opera dei monaci dell'Ordine dei Frati Minori ed i lavori furono ultimati nel 1619. La Chiesa e il Convento delle Grazie rimasero danneggiati dal terremoto del 1693 e la ricostruzione nelle forme attuali fu completata nel 1754. Contiene opere d'arte. Ha una sola navata e l'altare reca al centro un grande quadro che raffigura la Madonna della Grazia di artisti caravaggeschi. Notevoli i quattro dipinti ovali con le figure della Charitas, della Fides, della Spes e dell'Obedientia. Sono molti i quadri che ornano la chiesa fra cui il "Miracolo del pane" di Sant' Antonio, recentemente restaurato, "l'Addolorata" e "Sant'Agata in carcere e in catene".


Fiera Emaia.
Nei primi anni del ’60, grazie al boom economico che l’Italia stava vivendo, un gruppo di imprenditori vittoriesi impegnati in vari settori creò un polo espositivo per dare giusto riconoscimento agli sforzi compiuti dagli agricoltori locali. La fiera trovò collocazione presso i viali alberati della Villa Comunale di Vittoria alla fine degli anni ’60 e prese il nome di Esposizione Macchine Agricole, Industria, Artigianato da cui deriva la sigla EMAIA, ancora oggi usata per identificare il polo espositivo. Pur privilegiando gli interessi del territorio, la fiera si aprì alle collaborazioni con gli enti come la Camera di Commercio e la Provincia di Ragusa e poi all’assessorato alla Cooperazione della Regione Sicilia. Alla fine degli anni ’70, gli organizzatori associandosi all’amministrazione comunale,spostarono la sede della fiera nei
locali dell’ex campo di concentramento. Dopo circa trent’anni dall’avvio, su input dell’amministrazione comunale, Fiera Emaia diventò azienda municipalizzata.

Piazza del Popolo.
Al centro della città, è delimitata dalla chiesa di S. Maria delle Grazie, con la sua stupenda facciata curvilinea, e dal teatro comunale, in stile neoclassico. Fiancheggiata da bei palazzi, tra cui palazzo Traìna, in stile gotico-veneziano, Piazza del Popolo venne edificata nel 1855 e fu chiamata Piazza Camarina, in seguito alla liberazione, più avanti fu ribattezzata con l’attuale nome, nel lontano 1947.


Palazzo Traina.
Palazzo Traina è un palazzo nobiliare, ricorda molto i palazzi reali orientali, e infatti è la tipica costruzione aristocratica siciliana che si rifà ai canoni estetici dell'architettura araba, è circondato perimetralmente da balconate con colonne e archi ad ogiva con decorazioni e ghirigori arabeggianti. Il palazzo si trova in via Cancellieri, di fronte un piccolo parco alberato, è l'edificio che colpisce per la sua imponenza e per la sua aria alquanto "datata" rispetto agli altri edifici che ci sono intorno. E' visitabile solo dall'esterno, difficilmente è aperto al pubblico.


Chiesa di San Biagio.
San Biagio ha una facciata semplice con un portale centrale sormontato da un timpano spezzato, ingentilita, al di sopra dell’architrave, da una elegante loggetta, a sette fornici compreso quello centrale più alto, conclusa da elementi architettonici ricchi di estrose decorazioni. All’interno contiene tele di grande efficacia pittorica, tra cui la Sacra Famiglia di Gaetano Di Stefano e quella di San Gaetano del XVIII sec. di grande rilevanza pittorica.


Sant’Antonio Abate.
La chiesa avrebbe dovuto presentare un prospetto "a torre" tipico delle chiese barocche della Sicilia sud-orientale che, probabilmente per problemi legati al reperimento di fondi, è rimasto incompleto, fermandosi alla realizzazione del primo ordine. Questo presenta un paramento murario in pietra arenaria diviso in tre partiti da paraste con capitello ionico; il partito centrale risulta più ampio e più avanzato rispetto ai due laterali caratterizzati da una leggera curvatura. I partiti laterali sono ciechi mentre in quello centrale si apre il sontuoso portale d'ingresso circondato da una cornice in pietra intagliata che termina in alto con due volute ed un timpano centrale. Nei partiti delle pareti laterali si alternano quattro arcate, due per lato, che ospitavano gli altari laterali e quattro nicchie sormontate da cornici in stucco a ottagono modificato che verosimilmente ospitavano dipinti su tela, come nella vicina chiesa di S. Francesco di Paola. Il pavimento, anticamente in mattonelle di maiolica policroma siciliana di cui sono state rinvenute tracce nei recenti lavori di restauro, è stato realizzato in pietra calcarea bianca mentre i gradini del presbiterio in pietra calcarea nera. La chiesa manca delle coperture e di parte del paramento murario del lato sinistro.


San Giuseppe.
San Giuseppe, (del 1691, in via Gaeta), è una semplice ma interessante architettura ecclesiale, il cui prospetto è arricchito da un campanile decorato con mattonelle di terracotta smaltata di diversi colori. L’interno è ricco di stucchi, modellati con grande maestria, da attribuire a Giovanni Gianforma e alla sua bottega, da raffrontare con quelli esistenti nella Chiesa del Carmine di Scicli, eseguiti dallo stesso scultore. La chiesa, ad un’unica navata, aveva nel passato un soffitto ligneo ricoperto da straordinarie tele dipinte da artisti della scuola di Filippo Paladini; distrutto, fu rifatto nel 1950-51 in gesso e decorato dal pittore ragusano Cannì. Oggi si presenta con un nuovo soffitto in legno riquadrato da cornici. Nella prima cappella della parete sinistra si trova la tela della Sacra Famiglia del 1871 di Giuseppe Mazzone, di grande spazialità luministica e pittorica; la seconda è dedicata al Sacro Cuore con una relativa statua; nella terza, esiste una tela dell’artista Antonio Scalogna, caravaggesco, raffigurante il Transito di San Giuseppe del 1677, proveniente forse dalla primitiva chiesa di San Giuseppe, in funzione dal 1648 nell’attuale piazza Enriquez, da confrontare con l’opera che si trova a Modica nella chiesa del SS. Salvatore; segue l’Altare Maggiore, impreziosito da una ricca composizione di stucchi raffiguranti La gloria di San Giuseppe tra angeli, putti e figure religiose. Al di sotto dell’Altare Maggiore vi è una cripta. Sulla parete destra, subito dopo l’Altare Maggiore, si trova la cappella del Battistero, segue quella del Crocifisso, la cui scultura in legno è di straordinaria ed incisiva espressività religiosa ed artistica, infine la chiesa si conclude con l’ultima cappella, in cui è inglobato un gruppo scultoreo rappresentante la Madonna del Rosario con Santa Caterina e San Domenico.


Villa Comunale.
Un giardino pubblico fra i più grandi della Sicilia realizzato nel 1932 nell’ex orto dei cappuccini quali fu tolto nel 1866. Dalla villa si può ammirare la Valle dell'ippari e i Monti Iblei. Un posto sicuramente da visitare,qui durante l' anno la gente trascorre il tempo leggendo e rilassandosi il corpo; oppure passeggiando tra il verde  e rilassando la mente, il tutto respirando aria pura nella massima tranquillità. In estate questa immensità di verde diventa un luogo di ritrovo, bambini, giovani coppie e anziani girano per la villa fino a tarda sera. Il comune si interessa ad animare le serate con cantanti e comici che si esibiscono nella piazza centrale. Quest'ultima il più delle volte si trasforma in un teatro o addirittura in una sala da ballo.


Fontana del Garì.
La fontana si trova nei pressi della Villa Comunale, costruita nel 1721 dai Frati Cappuccini che scavarono un acquedotto nelle terre donate loro da Cristoforo Garì, aveva inizialmente la semplice funzione di abbeveratoio per animali, venne ristrutturato nel 1879 da Rosario Cancellieri, il quale l’abbellì inserendo cinque teste di leoni in ghisa da dove sgorga l'acqua, rendendola così più simile a una vera fontana. Inaugurata il 13 agosto 1881, la fontana si trova in un punto strategico, vicino ad una delle uscite del paese, per facilitarne così l'uso a chi entrava o usciva dalla città per rifornirsi d'acqua, sia per uso domestico che come abbeveratoio per gli armenti. Costruita in stile neoclassico, con elementi del neo classicismo e dello stile greco-romano, l’acqua sgorga dalla testa di animali raffiguranti dei leoni, in bronzo e ghisa, mentre la struttura architettonica è in pietra di Comiso.

Riserva Pino D’Aleppo.
La riserva Naturale Orientata del Pino d'Aleppo è stata istituita come area protetta nel 1990, con lo scopo di salvaguardare uno degli ultimi lembi rimasti in Sicilia di foresta naturale a Pinus halepensis e cercare di ricostituire la pineta nelle aree a gariga, degradate per l'azione dell'uomo. Anche l'Unione Europea ne ha riconosciuto l'immenso valore ambientale classificandola come sito d'interesse comunitario (sic), allo scopo di proteggerne la natura e tutelare la biodiversità in essa contenuta. Si estende su una superficie di circa 3000 ettari nel territorio dei comuni di Vittoria, Comiso e Ragusa; è frammentata in piccole aree di zona A (protetta), distribuite a macchia di leopardo e circondate dalla zona B (pre-riserva), dove sono presenti anche colture di serre e vigneti, la parte finale del fiume “Ippari”, masserie e antichi casolari. Il nome con cui le persone della zona sono solite chiamare la Riserva è "a Buffa", anche se in realtà la Buffa è solo una delle tante contrade della valle.

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